Il frantoio sotterraneo

Gli abitanti dell’isola esportavano già l’olio d’oliva in epoca romana. Il frantoio o maasara, dall’architetura inconfondibile, erano costruiti sotto terra per mantenere una temperatura interna adeguata alla fabbricazione dell’isola, le raccolte si facevano in inverno. Si depositava il raccolto di olive al frantoio, versandolo dall’esterno attraverso delle fessure. Le olive venivano tritate da macine, azionate da asini e da dromedari, la pasta ottenuta veniva in seguito messa in recipienti fatti d’erba secca che si sistemavano nella pressa. L’olio ottenuto, di prima pressione, veniva raccolto nelle giare. Ognuno ripartiva allora con la sua raccolta che serviva alla sua consumazione personale. L’ultimo frantoio sotterraneo di Djerba ha chiuso i battenti qualche anno fa.

La porta d’ingresso, situata a livello del suolo, dava accesso ad un corridoio a volta ed in pendenza, largo ed alto il gisto per poter far entrare l’animale che faceva girare la pressa del frantoio.

Gli abitanti dell’isola venivano a depositare le loro olive in un bacino di raccolta accessibile dall’esterno grazie a delle aperture da cui i produttori le raccoglievano a loro volta.

Attingente alla stanza di tritatura, si trovano le presse, con le quali si estraeva l’olio dalle olive tritate.

Attingente alla stanza di tritatura, si trovano le presse, con le quali si estraeva l’olio dalle olive tritate.

Le olive sono tritate da imponenti macine in pietra azionate da asini o da dromedari.